Hidenori Izaki, già due volte
campione del Giappone, è il primo barista asiatico vincitore del World Barista Championship del 2014
tenuto a Rimini. Nella sede della torrefazione di Valentino Caffè S.p.A., nei giorni 1° e 2 febbraio, ha
svelato i segreti per preparare l’espresso perfetto e ha rilasciato
un’intervista per Maestri Caffettieri,
la scuola di formazione organizzatrice dell’evento: “A scuola con il Campione
Hidenori Izaki”.
Qual è il suo percorso formativo? Perché ha scelto di diventare barista?
Il caffè è sempre stato presente
nella mia famiglia. Nella nostra azienda mia madre si occupa della tostatura, mio
fratello minore si interessa del caffè verde, mio padre cura l’amministrazione.
Come altri adolescenti ho vissuto
un periodo di ribellione in cui ho abbandonato la scuola e mi sono dedicato
all’attività sportiva, ma questa mi ha deluso, non ha risposto alle mie
aspettative. A un certo punto della mia vita avevo quindi perso anche la
passione per lo sport e l’ho abbandonato. È stato un periodo particolare. Ho
iniziato a lavorare. Facevo lavori umili, molto stancanti dal punto di vista
fisico. Sono stato anche un operaio edile. Insomma, ho fatto la gavetta. Mio
padre mi ha sempre lasciato libero di decidere ciò che credevo fosse giusto per
me, non ha mai condizionato le mie scelte. Non mi ha mai detto: ascoltami, fai
ciò che ti dico. Ha sempre prestato attenzione a ciò che era importante per me
e a 16 anni ho iniziato a fare il barista. La figura di barista in Giappone è
molto nuova. Molti confondevano il termine barista con battista e non
riuscivano a cogliere il vero significato della parola tant’era sconosciuta.
Oggi, dopo tutto ciò che ha vissuto e imparato nella sua vita da
barista, sia da un punto di vista teorico, sia da un punto di vista pratico,
cosa consiglia ai giovani che vogliono affacciarsi a questo mondo o che come
lei hanno fatto di questo mondo la propria passione? Consiglia di dedicarsi
maggiormente allo studio degli aspetti teorici o di immergersi in quelli
pratici?
Entrambi. La pratica è molto
importante perché se sei molto giovane devi dare prova delle tue capacità. L’esperienza
conta. Oggi è molto facile reperire informazioni, basta fare una ricerca in
rete per scoprire ciò che ci interessa. Nella nostra testa abbiamo moltissime
informazioni, molti input, ma dobbiamo scegliere cosa ci serve veramente,
dobbiamo tirare fuori le informazioni utili. L’output si produce con l’esperienza.
Durante la lezione di oggi ha messo in luce l’aspetto che riguarda il
metodo sperimentale, basato sul peso, sulla misura e sulla ripetibilità. In
un’intervista passata, rilasciata per Comunicaffè,
ha dichiarato: Il caffè è diventata la
luce della mia vita. Da quando lavoro in questo settore ho sentito che il mondo
ha iniziato a diventare brillante come un arcobaleno e sono stato completamente
affascinato dalla conoscenza dei caffè speciali. Oggi, durante il corso per
Maestri Caffettieri ha detto che un
buon barista deve saper riprodurre sempre lo stesso caffè, che ogni mattina
deve saper fare sempre un caffè di qualità. Si è soffermato a spiegare
l’importanza dell’acqua, ha pesato e ha dosato più minerali diversi e ha
prodotto 4 tipi di acqua differenti partendo da un’acqua demineralizzata.
Spesso si parla dell’arte del caffè. Qual è la differenza tra arte del caffè e
scienza del caffè? Lei il suo arcobaleno l’ha trovato di più nell’aspetto
legato all’arte o in quello scientifico?
Il fine ultimo è la felicità. Un
bravo barista deve soddisfare il cliente e per fare questo è necessario
ricorrere a una componente emozionale. Ci sono molte storie in una tazza di
caffè e vanno trasmesse alle persone. Il fattore emotivo è importante, ma non è
l’unico. È importante la qualità e per ottenerla devi affidarti al metodo, alla
logica, alla matematica. Spesso le persone fanno però troppo affidamento alla
scienza e per questo potrebbero prendere decisioni sbagliate perché perdono di
vista la componente sentimentale. In fondo, l’espresso altro non è se non un
minuto di felicità.
Qual è il significato di questa giornata? Quant’è
importante che un’azienda come Valentino
Caffè si apra al territorio e accolga non solo i professionisti del
settore, ma anche chi ambisce a fare della passione per il caffè la propria
carriera?
È quasi paradossale che un
giapponese sia venuto in Italia, nella patria del caffè, a insegnare la cultura
del caffè proprio agli italiani. Sono molto soddisfatto quando le persone si
incuriosiscono e iniziano a porre domande, ad aprire la mente al mondo del
caffè. Ho apprezzato molto che Valentino Caffè
mi abbia chiesto di venire qui perché sono davvero contento quando le persone
possono trarre benefici dalla mia esperienza.
C’è un aforisma di Charles-Maurice
de Talleyrand-Périgord che recita: Il
caffè deve essere caldo come l’inferno, nero come il diavolo, puro come un
angelo e dolce come l’amore. Ci regala una ricetta, la sua ricetta per un
caffè perfetto? Una ricetta non fatta di ingredienti, ma fatta di emozioni, di
sensazioni e di pensieri. Ci svela la sua ricetta del cuore?
Per me il caffè è una profonda
connessione tra persone. Una tazza di caffè mi ha portato a Lecce. Il caffè
crea un incontro tra persone, abbatte i muri, elimina le distanze e annulla le
differenze. Gli uomini davanti a una tazza di caffè sono tutti uguali. Il caffè
ci dà piccoli momenti di piacere e di amore.
Lucia Mariano